17.2.13

Ricchezze invisibili

Ne parlavo non troppo tempo fa: lo slalom fra le legislazioni fiscali pare essere uno sport ben praticato dalle grandi multinazionali.

E pare sia talmente praticato da far suonare un campanello d'allarme nella organizzazione per la cooperazione economica (OCSE) che qualche mese su mandato del G20 fa ha avviato uno studio sul tema.

Pochi giorni fa ecco il comunicato che annuncia i risultati, dicendo che in sostanza vi sono grandi gruppi multinazionali che pagano solo il 5% di tasse sui profitti rispetto ad una media del 30%.
Ed aggiunge il comunicato che vi sono piccoli paesi che ricevono flussi di investimenti diretti sproporzionati, se confrontati con grandi paesi industrializzati, e da cui partono investimenti altrettanto spropozionati.

Un modo elegante per indicare nel paludato linguaggio diplomatico che quei flussi possono essere giustificati solo dalla necessità di ottenere vantaggi fiscali.

E` quindi lecito attendersi qualche progresso sul piano della legislazione fiscale: del resto fino a che a rimetterci era qualche paese in via di sviluppo le cose non preoccupavano troppo, tanto c'era sempre la leva dell'aiuto (o della carità) con cui riconquistare qualche cuore e ripulirsi la coscienza, diverso invece quando sono le casse dei paesi più sviluppati a rimetterci. Non a caso il comunicato rileva come queste pratiche per evitare le tasse siano divenute sempre più "agressive" negli ultimi 10 anni, lasciando ai cittadini normali il compito di pagare per la differenza.

Chissà, forse qualche cosa si sta muovendo, la domanda è se sia sufficiente: il sistema attuale che consente le elusioni si basa su due pilastri: l'esistenza di rifugi fiscali, di paesi dove cioè le leggi in materia di tassazione siano più generose, e la difesa feroce della segretezza. Quella segretezza che impedisce di sapere chi sia il titolare di questo o quel conto, ma anche la segretezza che consente di nascondere i veri proprietari di questa o quella azienda, (i difensori del sistema la chiamano riservatezza).

E' una cosa assai singolare che mentre nel mondo del commercio al dettaglio la trasparenza pare essere un mantra, penso solo a quei ristoranti con la cucina a vista, nel mondo degli affari nelle grandi transazioni ad un certo punto appaiono società di cui non si possono conoscere i soci e domiciliate in luoghi che dicono ben poco della loro storia.
E si trova di tutto.

Pare curioso ad esempio che Apple, Coca Cola e Google condividano con una loro società lo stesso indirizzo di personaggi dalla reputazione dubbia come Timothy S. Durham, soprannominato il Madoff del midwest, o con imprenditori balcanici dai traffici non sempre chiari. Eppure è così, il 1209 North Orange Delaware è l'indirizzo di oltre 285 mila aziende. Ed il Delaware luogo di snodo di ogni sorta di traffico legale, e pare anche meno legale.

Il motivo è sicuramente la legislazione fiscale da sempre assai favorevole, ma con tutta probabilità anche il fatto che per formarvi una società vengono richieste pochissime informazioni, qualcuno sostiene praticamente nessuna....

Insomma, nella società dell'informazione, la segretezza è una merce assai commercializzata. E nella segretezza possono accadere molte cose, possono ad esempio scomparire i beneficiari di questo o quel conto, o di questo o quel trasferimento. Ed è nella segretezza che sono scomparse le ruberie di cleptocrati a tutte le latitudini.

Le stime delle risorse sottratte annualmente ai paesi in via di sviluppo e trasferite su conti all'estero sono impressionanti, ed oscillano fra i 250 e gli 800 milioni di dollari e ancora più impressionanti le cose che quei paesi potrebbero fare con quei soldi.

Un rapporto del progetto della Banca Mondiale dedicato al recupero delle proprietà sottratte, sottolinea come con per ogni 100 milioni di dollari recuperati si potrebbero dare 3 milioni di reti antimalaria trattate; o fornire per un anno assistenza a 600,000 persone affette da HIV/AIDS; o somministrare fra 50 e 100 milioni trattamenti antimalarici; o vaccinare 4 milioni di bambini, o collegare 250,000 famiglie alla rete idrica.

Sono tutte cose che la cooperazione internazionale prova a fare, e che i governi dell'occidente finanziano, in flussi ahimè calanti.

E pensare che ci sarebbero assai meno necessità se i soldi ammassati illegalmente e custoditi nelle banche del Nord grazie al segreto bancario venissero rimandati nei paesi di provenienza, e magari la fine della certezza della intangibilità delle ricchezze ammassate illegalmente costringerebbe i governanti ad iniziare a temere il giudizio dei propri concittadini...

Insomma, tutte le volte che parliamo del sud del mondo come sottosviluppato perché in mano a governi corrotti, pensiamo al fatto che non solo ci sono i corrotti, ma ci sono anche  i corruttori, che spesso vivono assai più a nord,

e poi c'è chi regge il sacco, ben protetto da segreto e riservatezza.

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