19.1.18

Cosa amiamo

S. è oramai un amico. Nonostante che ci vediamo raramente e sempre perché qualche impegno istituzionale lo porta dalle mie parti, considero il compito di accompagnarlo per la città uno dei lavori più piacevoli che mi sia stato assegnato.

S. racconta che quando gli fu offerta l'opportunità di studiare dovette discutere in casa, perché la madre aveva bisogno di braccia robuste che l'aiutassero a portare qualche cosa da mangiare a casa. Riuscì a studiare perché la nonna si privò di un pezzo della sua magrissima pensione per aiutarlo.

S. fa il lavoro che fa perché si ricorda delle tante volte che da ragazzo la dispensa era vuota e andò a letto senza cena. Perché si ricorda cosa voglia dire andare a dormire senza sapere se il giorno successivo avrebbe trovato qualche cosa da mangiare a tavola.

L'ultima volta che gli ho parlato mi ha raccontato come ad un incontro con un
gruppo di giovani del suo paese abbia fatto due domande ai partecipanti. E come gliele avesse fatte perché sono domande che si pone lui.

Cosa amiamo, e cosa non ci fa dormire la notte.

Cosa amiamo perché in un mondo dove è sempre più comune discutere di cosa odiamo, e fare lunghe liste di cose e persone che non stimiamo, e magari trasformarle in post sui social network, è sempre più difficile invece capire per cosa vale la pena vivere.

Capire ad esemprio quali sono gli ideali che ci guidano nella vita, quegli ideali per cui, come ebbe a dire Mandela al tribunale che stava per condannarlo all'ergastolo, si vuole vivere per vederli realizzati, ma per i quali si è pronti anche a morire.

Cosa non ci fa dormire la notte, perché il timore di non farcela è sempre li, la paura di non essere adeguati alle necessità, o la disperazione per le possibili conseguenze sulla vita delle persone che da noi dipendono. Il senso insomma delle responsabilità che sentiamo per la nostra comunità.

In tempi di piccoli e grandi odi forse sono queste le domande che dobbiamo tutti porci.

S. è un uomo saggio.