20.7.13

Un Das a Ponte Vecchio?

Girando per Asmara poteva capitare di trovare ad un certo punto quattro pietre in mezzo alla strada che indicavano come quella via fosse chiusa alla circolazione, e più avanti, a sottolineare come anche a non volere il divieto andasse rispettato, un grande tendone di tela grezza ostruiva l'intera sede stradale.

Era il Das, un tipo di struttura che la municipalità affittava in occasione di eventi di particolare rilevo per la comunità di cui i matrimoni erano forse quello più ricorrente.

Avere un Das montato a due passi significava dover per qualche giorno ricorrere ad altri percorsi e sapere che nella notte della festa probabilmente per l'intero quartiere sarebbero risuonate le note ed il continuo tu tumm, tu tumm della musica tigrina, che non mi è mai parsa troppo elaborata nella parte ritmica ne troppo attenta a contenere i decibel.

Ricordo di aver sentito ogni tanto il sarcasmo di qualche occidentale su questa abitudine di chiudere le strade, e capitava anche che la borghesia asmarina per distinguersi celebrasse le sue feste in qualche albergo disdegnando il più tradizionale e popolare tendone. Ma una cosa era certa, l'uso della strada per piazzarci il Das per qualche cerimonia privata veniva considerato dagli asmarini come una cosa normale.

Ma probabilmente il motivo era assai semplice: quei matrimoni erano celebrazioni della comunità. Più volte mi capitò di essere invitato ad entrare, e la consuetudine era che all'ingresso ci fossero dei parenti o amici degli sposi che prendevano i nomi dei partecipanti, ed un contributo alle spese. Mi raccontarono anche che volendo il contributo poteva essere dato all'uscita, magari in relazione alla bontà del rinfresco.

Mi sono venute in mente quei Das asmarini leggendo del banchetto organizzato a Firenze sul Ponte Vecchio tre settimane fa e per cui vi sono state molte polemiche.

Depurate di simpatie ed antipatie per il Sindaco di Firenze, quali sono per me gli elementi su cui discutere:

a) la dimensione pubblica dell'evento privato: ponte vecchio o gli uffizi possono anche essere affittati per eventi, ma qual'è l'utilità pubblica? Ed è probabilmente compito di coloro cui è stato affidato il bene di dimostrarla. Per i Das eritrei era semplice: non solo la consapevolezza che chiunque poteva affittarli, ma anche il fatto che l'evento era percepito come evento della comunità.

b) la dimensione economica: il passaggio dall'idea "democratica" della gestione degli spazi pubblici, cioè che il loro uso anche privato sia condizionato ad una vera o presunta utilità per la comunità, a quello che basta pagare la tariffa ed anche i luoghi più simpolici per la comunità possono essere chiusi al pubblico.

Questo diventa ancora più difficile da soppoeratre in tempi in cui la crisi ripropone il tema delle diseguaglianze e della insopportabile permanenza di elite cui molto è permesso perché monetizzabile, ed tutti gli altri.

C'è una strofa della canzone forse più celebre di Woody Guthrie, "This Land is Your Land" che dice:

As I went walking I saw a sign there
And on the sign it said "No Trespassing."
But on the other side it didn't say nothing,
That side was made for you and me.

Credo che questa sia la domanda che poniamo tutti: quali parti di questa terra, che vogliamo sia di tutti, sappiamo esser fatta per noi.

Forse un ponte dovrebbe essere una di queste...

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