3.7.09

Comunità internazionale e diritti umani

Con l'irruzione nelle nostre case delle immagini delle manifestazioni iraniane, ancora una volta si sono sentiti gli appelli alla comunità internazionale, perchè intervenisse per impedire le violazioni dei diritti umani rese evidenti dalle immagini che televisioni, social network e giornali, ci proponevano.

Credo che l'indignazione sia legittima, e assolutamente doveroso fare il possibile per dimostrare la solidarietà con i manifestanti, e tuttavia occorre anche essere in grado di sfuggire ai pericoli nascosti dietro ad alcuni di quei appelli.

La prima questione: la comunità internazionale. E' un concetto piuttosto astratto che nella testa di troppi nasconde invece una idea abbastanza concreta riassumibile nel sistema di valori e pratiche proprie dell'occidente. A mio avviso la solidarietà è invece tanto più utile quanto più cerca di capire i valori e le aspettative dei soggetti di cui stiamo parlando.

Valori che a volte possono essere radicalmente diversi dai nostri.

Insomma non solidarizzare con gli iraniani in piazza perchè usano social network e telefonini come noi, e quindi ci somigliano, ma perchè vogliono dire la loro nel loro paese come noi vogliamo dire nel nostro.

Ma questo rimanda al secondo tema, ancora più rilevante quello del sistema di obblighi connesso alla applicazione del principio della difesa dei diritti umani. Il concetto di diritti umani è un concetto che ha conosciuto nella storia passaggi cruciali, culminati probabilmente nella dichiarazione universale dei diritti dell uomo del 1948, e tuttavia quella dichiarazione non ha messo la parola fine al percorso per la costruzione di un sistema di difese dei diritti dell'uomo.

In realtà la individuazione di una serie di principi condivisi da tutti i sistemi politici ed a tutte le latitudini ha costituito solo il primo passo per il loro riconoscimento.

E' infatti innegabile che per consentire il riconoscimento di diritti sono necessari sistemi giuridici e di organizzazione statale adeguati, e la storia ci dice che questo spesso non è il caso, sopratutto laddove a violare i diritti sono gli stessi soggetti che dovrebberlo difenderli.

In sostanza abbiamo una dichiarazione universale scritta da un consesso di stati, un sistema di convenzioni ratificate dagli stati nazionali, che dovrebbe garantire il rispetto di quei principi, degli organismi che vigilano sui principi più rilevanti (l'ultimo è il trattato istitutivo della corte penale internazionale), e tuttavia il sistema di protezioni ha un percorso assai più accidentato quando entra nei confini interni degli stati nazionali.

Nel corso degli anni si sono cercate soluzioni al dilemma, con definizioni quali quella dell'interventismo umanitario, obbligo alla protezione, polizia internazionale, e tuttavia non si può dire che queste siano state soddisfacenti. Anzi, a volta le cose sono andate peggio.

Il problema è che il sistema dei diritti universali regge solo se incorpora anche una sua dimensione locale, se è in grado di avere una sua declinazione locale. Se, per dirla con le parole di un leader iraniano in esilio, i ragazzi di Teheran sentono che lottano per i loro diritti e non per gli interessi della comunità internazionale...

Nel caso iraniano, ad evidenziare questa distanza fra dimensione universale e dimensione locala, una cosa che mi ha colpito di alcuni commentatori delle vicende iraniane, era che sottolineassero come il contrasto fosse tutto interno ad una teocrazia che si conosce da anni, a sottointendere come non fosse lecito aspettarsi molto.

E' un commento giusto se riteniamo che la forma con cui noi decliniamo la democrazia sia l'unica possibile, ma diventa profondamente sbagliata se invece pensiamo che i ragazzi che urlano alla notte "Allah e' grande", che chiedono dove sia finito il loro voto, che manifestano la loro volontà di essere protagonisti della vita del loro paese con tanti modi diversi, dalla documentazione dei blog ai messaggi sui social network, siano il segnale della presenza di una società che si ritiene titolare di diritti, quei diritti scritti nella dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Siano in sostanza il segnale della presenza della condizione necessaria per una declinazione locale del tema dei diritti.

Il nostro compito è saper leggere ed interagire con questi fenomeni, magari sarà più difficile che cullarci nelle nostre certezze e proteggerci coi nostri schemi mentali, ma sicuramente sarà molto più interessante ed utile.

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