15.4.11

Vittorio Arrigoni


Dice Miriam: "TUTTI NEMICI DI TUTTI.... INUTILE FAR FINTA". E' la sua immediata reazione alla notizia della morte di Vittorio Arrigoni.

E per Miriam che piange, e con lei molti di noi, ci sono invece coloro che magari dentro di loro pensano che in fondo se l'era cercata, perché gli arabi sono così, perché questa è la loro natura. Magari sorridendo perché dopo settimane di articoli sul rinascimento arabo non ne potevano più di vedere le loro certezze razziste messe in discussione. Basta leggere le orribili due righe con cui un sito statunitense filoisraeliano commenta la morte di Arrigoni: "In una classica dimostrazione di gratitudine araba è stato assassinato da terroristi arabi, arrivederci Arrigoni."

Il pianto di Miriam è il pianto invece di chi ritiene che è possibile pensare ad un altro mondo, e che è possibile farlo perché ci sono persone che si danno da fare perché questo avvenga. E la morte di Vittorio Arrigoni invece ci mette a confronto con una realtà ancora più dura di quella che già pensavamo insopportabile.

Ma non vi è dubbio che nella nostra reazione emotiva vi è un aspetto particolare e che vorrei affrontare perché ancora una volta riconducibili alla divisione fra "noi" e "loro".

Non vi è dubbio che quello che colpisce della morte di Vittorio è che a colpirlo è stata la mano di coloro che erano l'oggetto del suo impegno, come in un'altro episodio che mi è venuto in mente in queste ore e che avvenne 18 anni fa quando in una Township sudafricana fu uccisa Amy Biehl.

Insomma pensiamo a Vittorio come ad uno dei "nostri" che era andato altrove per aiutare "loro". Una presenza che fra l'altro che ci aiuta ad autoassolverci parzialmente delle nostre vigliaccherie perchè uno dei "nostri" era la. E "loro" sono un insieme indifferenziato incapace di essere riconoscente a chi viene in soccorso.

Tuttavia la realtà è secondo me assai più articolata, Vittorio, come Amy non si sentivano probabilmente altro rispetto alle comunità in cui si trovavano, e la loro morte fa parte di una catena di eventi che hanno visto morire tante persone per bene come Vittorio, solo con nomi arabi, cosi come tanti uomini e donne con nomi xhosa, zulu e tswana sono morte prima di Amy negli scontri nelle Township sudafricane. Tutti morti perché figli di un paese da pacificare.

Insomma mentre pensiamo a chi ha fatto tanta strada per andare a lavorare nel paese dove avrebbe incontrato i suoi assassini, cerchiamo di imparare anche i nomi di chi stava al suo fianco, o di chi è caduto prima di lui. Perché in quei paesi ci sono società composte da santi e da criminali, da persone per bene, da eroi e da fanatici. E dobbiamo e possiamo continuare a provare a pacificarle e sostenere chi ci prova.

Del resto è stato in gran parte possibile in Sudafrica, dobbiamo fare in modo che sia possibile ovunque.

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