17.7.11

Ivano che gira per convegni

Ivano è un simpatico signore veneto di 50 anni. E' una di quelle persone che da sempre si è rifiutato di pensare che lo stato delle cose non sia mutabile. Con gergo un po' da convegno potrei definire Ivano come uno molto impegnato nel sociale. E davvero nel suo caso l'impegno è profondo e lo porta a girare in lungo e largo l'Italia e lo ha portato anche a ricoprire ruoli importanti nelle associazioni che si occupano di disabilità.

L'ho rivisto qualche settimana fa proprio mentre era di passaggio da Firenze di ritorno da un convengo a Chianciano e sulla strada per la sua Belluno.

Erano quasi trenta anni che non ci vedevamo. L'ultima volta era stata quando era passato da Firenze assieme ad un paio di amici in una estate piuttosto calda ed assieme avevamo camminato per la città passando da un museo all'altro senza parlare troppo invece dell'anno che avevamo trascorso assieme qualche tempo prima in una caserma di Belluno, ambedue alpini schierati nella fanfara della brigata Cadore.

Era stata appunto l'ultima volta che ci eravamo visti. Eppure ogni tanto ci pensavo che magari avrei dovuto prendere un paio di giorni e salire al nord, così per vedere come erano cambiati quei posti, per vedere se ora che la brigata alpina Cadore era stata sciolta, piazza Martiri di Belluno aveva trovato una alternativa allo struscio di militari in libera uscita che la affollavano dalle 18 alle 23. 

Qualche settimana la ripresa di contatti prima via mail, poi telefonici e infine l'appuntamento di Firenze.
Reincontrare persone che non si vedono da anni è sempre una scomessa, troppo spesso la pietà ci spinge ad abbozzare dei patetici "non sei cambiato nulla" o dei "ma guarda che sei rimasto lo stesso", magari nella speranza di ricevere analogo trattamento.

Non è stato il nostro caso.

Sapevamo di quanto eravamo cambiati e quanto le vite ci avevano cambiato. Ivano mi ha raccontato per telefono del suo impegno civile, di quanto questi ultimi anni fossero stati pieni e belli, forse i più belli della sua vita. Mi ha anche parlato della sua battaglia (persa) con un direttore della sua associazione, che voleva promuovere una raccolta fondi tutta incentrata sul stimolare la compassione per il povero disabile in carrozzella: secondo lui infatti "già uno cui è stata diagnosticata una vita in carrozzella ha da affrontare molte difficoltà, quelle pubblicità in televisione non l'aiutano certo a sentirsi meglio".

Un tema che mi ha ricordato immediatamente le mille immagini dell'Africa dolente con cui vengono promosse le campagne di raccolta fondi. Quelle immagini di bambini coperte di mosche e donne emaciate che camminano sotto il sole con cui tanto occidente identifica il continente. E le parole di Ivano mi hanno ricordato le affermazioni orgogliose di tanti amici africani che sottolineano come povertà non significa minorità, necessità di tutori e della carità più o meno pelosa di un occidente che si considera "superiore".

Putroppo Ivano ha perso la sua battaglia col direttore: per convincere le persone a spedire un SMS a favore dei disabili pare non sia possibile far leva sulla realtà di persone con una loro personalità, umanità ed anche libero arbitrio. Con la realtà e soggettività di persone che sanno quanto la loro  vita sia degna di essere vissuta. Perché questa è l'altra cosa che mi viene in mente in queste ore in cui il Parlamento ha approvato una legge sul testamento biologico: ma a valutare della bellezza della propria vita, e sappiamo che può avere momenti meravigliosi, sarà un diritto di chi la vive, oppure devono essere altri, dai comitati etici alle autorità religiosi, a parlamentari più o meno presentabili?    

Ivano a causa di una patologia degenerativa vive oramai da anni la sua vita, piena ed affascinante, in un sedia a rotelle. Sono felice di averlo rivisto e mi ritengo fortunato di conoscerlo.

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