28.7.11

Lo sciopero della fame

Qualche giorno fa scrivevo dei minatori delle miniere albanesi di Bulquiza che avevo avuto occasione di incontrare in occasione di un loro presidio a Tirana. E scrivevo che se le loro richieste non fossero state accolte avrebbero iniziato uno sciopero della fame.

E così è stato, e da lunedi scorso un gruppo di 16 minatori si è calato nella miniera iniziando un lungo digiuno.

Fra le scarne notizie che provengono dai circuiti internazionali, del resto i lavoratori fanno già poca notizia da noi, difficile aspettarsi molto da fuori, mi ha colpito una frase contenuta in un lancio della Reuters che dice più o meno questo "l'azienda non ha ancora commentato sullo sciopero della fama. In precedenza si era lamentata dicendo che i minatori erano stati manipolati dai leader sindacali di Tirana".

Mi ha colpito perché nella frase è condensata una idea delle relazioni nell'impresa che trova tanti adepti anche da noi: l'idea che con i lavoratori non sarebbe difficile trovarsi d'accordo se non ci fossero i sindacati di mezzo. Quella stessa idea secondo cui è possibile un negoziato alla pari fra chi ha le chiavi della fabbrica ed i singoli che in quella fabbrica lavorano.

Insomma, a oltre 150 anni dalla nascita delle prime organizzazioni operaie, in molte parti del mondo siamo ancora a mettere in discussione il diritto dei lavoratori di essere parte di una organizzazione.

Per la cronaca, un altro lancio Reuters segnala come il governo abbia multato la società concessionaria della miniera per aver disatteso le promesse di investimento fatte. Guarda caso, le stesse cose che sostengono i minatori ed il loro sindacato.

Infine una osservazione: le notizie su Bulquisa non le trovo sui giornali, ne le sento alla radio, le trovo sui siti specializzati nelle notizie relative ai metalli, e si, perché nel mondo della finanza sapere che una miniera di cromo del nord dell'Albania si trova al centro di una disputa sindacale conta, perché c'è chi ci quadagnerà e chi ci perderà nelle roulette dei mercati finanziari globali.

A me piace pensare invece a cosa faranno domani quei 16 uomini che digiunano sotto terra, e cosa faranno i loro compagni, ed infine a cosa faremo o dovremmo fare noi...

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