2.3.11

La carovana di Gheddafi

Il due Febbraio del 2003 Gheddafi partecipò ad Addis Abeba alla settima sessione ordinaria della struttura  dei capi di stato e di governo dedicata alla prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti, che la neonata Unione Africana aveva ereditato dalla presistente organizzazione per l'unità africana.

Era la prima riunione successiva alla trasformazione dell'organizzazione  e tutti i presenti volevano probabilmente dare il segno che le cose anche per il continente africano stavano cambiando. 

E con un ordine del giorno che prevedeva la discussione degli sviluppo positivi in Burundi, la missione di pace Ecowas in Costa, d'Avorio, i problemi nella repubblica centro africana, così come le crisi in corso in Madadascar e Comore, e le divergenze di vedute con il consiglio di sicurezza rispetto alle soluzioni proposte per la Liberia, i molti capi di stato convenuti ebbero di che discutere.

Al termine della riunione Gheddafi prese la sua carovana di 4x4 e inizio un viaggio via terra di oltre 1500 km su strade spesso impossibili. Prima da Addis Abeba fino a Gibuti via Dire Dawa, poi da Gibuti ad Assab e di li a Massawa e poi Asmara.

Fu un viaggio dal forte significato simbolico, ma dai scarsi risultati pratici. Alcune strade erano poco più che piste, come il collegamento fra Assab e Gibuti, altre come la lunga litoranea che portava da Assab a Massawa, era ancora in costruzione, e lo sarebbe rimasta ancora a lungo dopo il passaggio della carovana del colonnello.

Il confine fra Gibuti ed Eritrea poi era destinato di li a qualche anno ad essere chiuso dopo alcune violente scaramuccie di confine. Per non parlare del fatto che un altro confine, questo non attraversato dalla carovana, quello fra Etiopia ed Eritrea, era oramai chiuso dal 1998 e ad oggi le cose non sono cambiate.

Nel corso del suo passaggio Gheddafi incontrò il solito mix di amministratori locali, cittadinanza ed autorità varie che sempre sono presenti in queste occasioni, e a tutti promise investimenti, interventi e l'assistenza dalle sue capaci tasche.

Al suo arrivo ad Asmara la città fu bloccata per qualche ora, con la via principale che taglia in due la città, e su cui doveva transitare il leader libico, bloccata dalla polizia e dalla siepe di cittadini in attesa di veder passare colui di cui la sera prima avevano visto le immagini in Tv mentre fuoriusciva di mezzo busto dal tetto apribile della 4x4, e dispensava sorrisi e occhiate rassicuranti a tutti.

Quel giorno faticai non poco per tornarmene in ufficio: ero stato ad una riunione da una parte della città e fra me ed la sede c'erano le decine di auto del corteo di Gheddafi, e poi le auto della sicurezza, e poi l'esercito e poi, e poi.

Ricordo i commenti di quei giorni, e pareva che fosse arrivato lo zio ricco che aiuterà la famiglia a risollevarsi dalla crisi.

Come detto, di quel passaggio negli anni successivi passati sull'altopiano asmarino rimase ben poco: forse le storie del cammello che si dice il presidente eritreo avesse regalato al leader della rivoluzione, e che qualcuno assicurava fosse stato imbarcato qualche tempo dopo su un aereo mandato dalla Libia appositamente per ritirare il dono.

E degli investimenti?... non so se siano mai arrivati quelli che si diceva fossero stati promessi per l'asfaltatura della litoranea Assab-Massawa, ne so se presidente eritreo e leader libico davvero avessero mai parlato nei loro colloqui della raffineria di Assab, costruita per servire le necessità dell'Etiopia e inattiva dalla guerra, troppo lontana da Asmara, un mercato comunque troppo piccolo e con troppi km di straddaccia che anche se resi più morbidi negli anni, comunque non giustificano la rimessa in moto degli impianti.

Per un attimo al popolo assiepato sul viale della liberazione era apparso il deux ex machina, e così deve essere sembrato in altre parti d'Africa mentre investiva i proventi del petrolio nel sogno degli Stati Uniti d'Africa in cui farsi incoronare re dei re .

Oggi i molti punti di tensione del continente, i confini chiusi fra stati, quando l'assenza stessa degli stati, sono li a ricordarci che non esistono soluzioni facili a problemi difficili, ne nessun leader è da considerare l'uomo della provvidenza, a dispetto delle sue smisurate riserve petrolifere.

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